Arte e cambiamenti climantici
Dal 01.02 al 27.04.2025
Sei artisti contemporanei uniti in un progetto collettivo per indagare la tematica dei cambiamenti climatici attraverso il linguaggio dell’arte. È “Obiettivo 13 – Arte e cambiamenti climatici”, la mostra che si tiene nella sala esposizioni del primo piano della barchessa di levante.
Un tema, quello del cambiamento climatico, che – oltre a essere estremamente attuale e oggetto di dibattito politico – tocca da vicino la stessa Villa Manin, che negli ultimi anni ha subìto al suo interno gli effetti di questo mutamento. La siccità dell’estate 2023 ha infatti asciugato i laghetti del parco della Villa, intrappolando i pesci in piccole pozze d’acqua, salvati poi grazie all’intervento dell’Ente regionale per la tutela del patrimonio ittico. A ciò si è aggiunto l’abbattimento negli ultimi due anni di cinquanta alberi ad alto fusto che, dopo anni di prosperità, non erano riusciti a sopravvivere alle temperature roventi delle ultime estati.
Con un titolo ispirato all’obiettivo inserito nell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, la mostra – organizzata da Erpac Fvg e a cura di Giacomo Bassmaji e Linda Carello – pone l’attenzione non soltanto sui cambiamenti climatici (lo scioglimento dei ghiacciai, l’inquinamento, la deforestazione, l’effetto del turismo di massa, la sofferenza degli ecosistemi), ma anche sulle azioni necessarie per contrastarli.
Gli artisti
Giovanni Betti e Katharina Fleck, entrambi architetti, portano in mostra una denuncia sullo stato dei ghiacciai in Italia. Il loro lavoro diventa un simbolo del rapporto complesso e a volte contraddittorio tra uomo e ambiente naturale e invita i visitatori a una riflessione sulle nostre responsabilità come specie planetaria.
Roberto Ghezzi esplora il paesaggio attraverso la sua serie “Naturografie”, dove la natura stessa lascia tracce sulle tele, diventando una testimonianza scientifica ed estetica dell’ambiente.
Maria Elisabetta Novello utilizza la cenere e lavora sulla metafora del fuoco inteso come elemento potente e distruttivo, ma anche come sostanza che accende sguardi, usando l’arte come dispositivo di denuncia.
Laura Pozzar indaga la connessione tra vita e morte, esplorando l’ambiente e le sue vulnerabilità attraverso uno sguardo sulle catastrofi che sfuggono al controllo umano.
Giorgia Severi, infine, si concentra sull’impatto dei cambiamenti climatici in Papua Occidentale, dove ha studiato gli effetti del turismo e dell’inquinamento sugli ecosistemi marini e terrestri. Le sue opere, realizzate durante la sua permanenza in quei territori, continuano a evolversi e saranno parte di un progetto in corso fino al 2026.
Oltre all’esposizione, tra febbraio e aprile è previsto un programma di incontri aperti al pubblico, per approfondire le tematiche sviluppate dagli artisti.