Dal 16.03 al 28.07.2024
Sino dagli inizi della storia della fotografia l’architettura, lo spazio sono protagonisti delle immagini. Oltre alla volontà di documentarli, la scelta è legata anche a una questione di tempi di posa, che con questo tipo di soggetti erano liberi e potevano essere lunghi quanto di necessità.
Stefano Tubaro nei suoi lavori sull’architettura, proposti in mostra, realizzati in tre momenti del suo percorso, Contrattempi (1997-2002 con un’appendice del 2015), Contrazioni (2010-2016) e Stanze fotogeniche (2019-2024), ha inserito forzatamente la luce così da creare una situazione altra in cui staticità e movimento sono in diretto confronto.
Soggetti della prima serie sono architetture abbandonate nel territorio friulano e veneto del nord, in cui la memoria dei luoghi è determinante. Ognuno di questi edifici porta con sé storie di vita, di lavoro, di varia umanità. Tubaro abbandona la fotocamera, che rimane in posa e intanto si sposta.
Otto anni dopo inizia a lavorare a Contrazioni, una ricerca in digitale che gli permette di operare maggiormente sull’immagine. Il titolo richiama tensioni, un’azione contraria a quella del tempo che ha deteriorato il soggetto perché una contrazione crea un forte spasmo, una scossa, un fastidio.
L’uomo è fisicamente assente, ma la sua presenza è ovunque. Trame narrative senza inizio né fine sono solo accennate: mobili distrutti, porte rotte, dove la luce sembra disegnare delle forme. Un altro elemento determinante della sua ricerca è l’attrazione verso la bellezza della forma, che emerge evidente nel lavoro più recente, Le stanze fotogeniche.
Un lavoro al quale è arrivato attraverso i riferimenti linguistici del suo percorso, in particolare quello analogico, con la parte più sostanziale e fisica della fotografia.
Ci troviamo di fronte a tre ricerche che potrebbero essere lette anche da un punto di vista esistenziale, che dalla dimensione esterna dei Contrattempi ci conduce a quella interna, più spoglia, più forte, più fisica delle Contrazioni, per giungere all’intimità de Le stanze fotogeniche, che nascono in un momento di perdita, di solitudine in cui la memoria individuale diviene collettiva e viceversa.
La mostra è organizzata da Erpac, Servizio catalogazione, promozione, valorizzazione e sviluppo del territorio in collaborazione col Comune di Codroipo.