Informazioni botaniche e ambientali
Più di 1600 alberi e arbusti
Nel parco di Villa Manin l’intervento umano ha da sempre puntato a modificare, ricostruire, modellare il paesaggio. Nei secoli si è proceduto seguendo illustri progetti, applicando diversi stili, riprendendo temporanee mode che in questo spazio si sono sovrapposte in un apparente temporaneo ordine o disordine artificiale.
Nei quasi diciotto ettari di superficie di parco sono oggi censiti e geolocalizzati più di 1600 alberi e cespugli appartenenti ad un centinaio di specie botaniche diverse; alcuni esemplari di notevoli dimensioni ed età eredi di precedenti sistemazioni sono silenziosi testimoni del passare del tempo; questa ed altre considerazioni rendono questo spazio chiuso un “unicum” nascosto nel mezzo nella pianura del medio Friuli.
Oggi alla luce della rinnovata sensibilità ed attenzione dell’opinione pubblica nei confronti dell’ambiente, il parco pubblico di Villa Manin permette al visitatore di soddisfare curiosità botaniche e ambientali o semplicemente di muoversi all’interno di un ampio spazio attrezzato con segnaletica informativa e di accomodarsi per una pausa su una delle 30 panchine distribuite nei luoghi più suggestivio di accompagnare i più piccoli visitatori in una tranquilla area attrezzata con giochi per bambini d’età inferiore ai dodici anni.
La tutela del parco
La maggiore attenzione all’ambiente ha portato in questi ultimi anni l’Amministrazione a mettere in pratica attività di manutenzione e cura del verde che tengono conto dell’impatto ambientale degli interventi.
Si sta praticando, ad esempio, la gestione a ciclo chiuso delle biomasse prodotte nel parco, realizzata con la triturazione e ridistribuzione in loco delle ramaglie e del fogliame derivato dagli interventi periodici selettivi di potatura.
Nel grande prato centrale (che si estende da sud a nord per quasi tutta la lunghezza del parco per una superficie di quasi di tre ettari) da anni si pratica la fienagione. Questa tecnica, ormai abbandonata nelle campagne friulane, salvaguarda la riproduzione delle essenze erbacee autoctone.
Seguendo il ciclo vegetativo stagionale delle erbe perenni il primo sfalcio annuale viene effettuato a cavallo tra i mesi di giugno e luglio. Al raggiungimento della crescita e maturazione ottimale delle graminacee si procede con lo sfalcio seguito dall’essicazione in loco e l’asporto del fieno prodotto.
Questa tecnica permette l’aspersione delle sementi mature favorendo la rigenerazione ed il mantenimento delle essenze prative ed ha come “effetto collaterale” il mantenimento e la proliferazione delle piante (bulbi) di narciso (pianta della famiglia delle Amaryllidaceae). In luglio il bulbo del narciso ha ormai concluso il ciclo vegetativo annuale ed è già in riposo, pronto per riproporsi nella primavera seguente con la sua precoce fioritura.